La lezione teorica impartita da Philidor nel secolo precedente venne ripresa
in parte da due inglesi, J.H. Sarratt e William Lewis. Quest'ultimo pubblicò
varie opere in numerose lingue, fra cui i due pregevoli volumi di Oriental
Chess, editi nel 1817. Bisogna tuttavia sottolineare che fin verso la fine
dell'Ottocento la propensione dei giocatori di scacchi andava in direzione di
un tipo di gioco basato essenzialmente sulla tattica e sulle combinazioni spettacolari.
Il giocatore "romantico" dell'epoca rifuggiva dalle considerazioni strategiche
e materiali sulle forze in campo sulla scacchiera, e spesso e volentieri era
alla ricerca del colpo a sorpresa, del sacrificio inaspettato e meraviglioso,
della combinazione nascosta ed astuta. La tendenza al gioco tattico conduceva
frequentemente i giocatori verso posizioni poco solide, che appunto più facilmente
generavano la possibilità di concludere la partita in maniera spettacolare.
Portabandiera di questo stile di gioco spericolato furono i maggiori giocatori
dell'epoca.
Tuttavia colui che in Inghilterra ed altrove divenne la voce ufficiale della
cultura scacchistica di questo periodo fu senz'altro Howard Staunton. Nato nel
1810, si dedicò assiduamente alle sue due passioni preferite, il teatro shakespeariano
e gli scacchi. Valente giocatore, fondò la celebre rivista scacchistica "The
Chess Player's Chronicle", punto di riferimento per i giocatori dell'epoca.
Staunton nella sua carriera agonistica ebbe modo di incontrare e battere numerosi
rinomati scacchisti inglesi e stranieri, fra cui vanno citati Cochrane, B. Horwitz,
D. Harrwitz e Saint Amant. Dai contemporanei venne tuttavia accusato di aver
rifiutato di incontrare sulla scacchiera i giocatori più famosi di quel periodo,
ovvero Mac Donnell, La Bourdonnais e soprattutto l'americano Morphy, probabilmente
perché una sconfitta con loro avrebbe minato il suo prestigio di redattore del
Chess Player's Chronicle.
In effetti nel 1851 Staunton e soci organizzarono quello che può essere definito
il primo vero e proprio torneo internazionale della storia, il grande Torneo
di Londra del 1851. Naturalmente Staunton partecipò da favorito, ma a sorpresa
la competizione venne vinta da un allora semisconosciuto giocatore tedesco,
Anderssen. Da quella volta Staunton mollò gradualmente il gioco attivo per dedicarsi
all'altra sua grande passione, il teatro e le opere di William Shakespeare.
Howard Staunton morì nel 1874, lasciando incompiuta l'opera Corruzioni insospettate
dei testi shakespeariani, che precorreva le moderne analisi filologiche
degli scritti di Shakespeare.
Anche nella vicina Francia emersero comunque personaggi di grande calibro, fra
cui il citato L.C.M. La Bourdonnais. Nato da famiglia nobile nel 1797, La Bourdonnais
a vent'anni era già un giocatore formidabile. Di lui si ricorda specialmente
il lunghissimo match contro il forte giocatore irlandese Mac Donnell (1798-1835)
che riuscì a sconfiggere con il punteggio di +44, =14, -30 (44 vittorie, 14
patte e 30 sconfitte).
Da notare che a quei tempi non era ancora in vigore l'uso degli orologi da torneo,
quindi Mac Donnell era capace di pensare per una mossa anche un'ora e mezza!
La Bourdannais si recò numerose volte in Inghilterra, senza però incrociare
sulla scacchiera il famoso Staunton. Fu appunto durante uno di questi viaggi
inglesi che egli morì nel 1840.
Fra le file dei giocatori francesi dell'epoca va ricordato anche A.L.O. Lebreton
Deschapelles (1780-1847). Refrattario alle nozioni teoriche, Deschapelles rimediava
alle sue carenze strategiche con un innato senso tattico, dove il suo intuito
per le combinazioni vincenti spesso gli permetteva di avere la meglio sugli
avversari. Tipico scacchista da caffé, raccolse numerosi ammiratori per il suo
gioco veloce e spettacolare. Di lui si ricorda una singolare sfida in quattro partite contro il
conterraneo La Bourdonnais, che riuscì a battere (+2, =1, -1) in una curiosa
variazione degli scacchi eterodossi: in sintesi, ogni giocatore giocava alternativamente
con Donna e Re contro Re e otto Pedoni.
In Germania in breve tempo si impose invece lo stesso giocatore che vinse poi
il famoso Torneo di Londra del 1851, cioè Adolf Anderssen (1818-1879). Egli
fu certamente uno dei più forti giocatori dell'Ottocento, se non il più forte
in assoluto, prima dell'avvento di Steinitz. Oltre ai match da lui vinti contro
Dufresne, Mayet, von Kolish e le sfide pareggiate con Paulsen e Suhle, deve
essere menzionata la lunga serie di importanti tornei nei quali si classificò
primo: Torneo di Londra negli anni 1851 e 1862, Torneo di Amburgo nel 1869,
Torneo di Barmen nel 1869, Torneo di Baden nel 1870, Torneo di Altona nel 1871
ed infine il Torneo di Lipsia nel 1876.
Altri giocatori estrosi dell'epoca furono il già citato barone austriaco von
Kolish (1837-1889), che oltre a vincere i tornei di Cambridge nel 1860 e di
Parigi nel 1867, fu un grande mecenate del gioco, l'oriundo ungherese Johann
Jacob Loewenthal (1810-1876), i russi Emanuel Schiffers e Michael Ivanovic Cigorin
(1850-1908). Quest'ultimo fu quello che rivelò al resto dell'Europa la genialità
della nascente scuola russa, destinata nel secolo a venire a dominare il mondo
scacchistico. Cigorin nella sua carriera vinse numerosi tornei, fra cui quelli
di Pietroburgo (1879), New York (1889), Budapest (1896) e Vienna (1903).
Il maggiore giocatore del periodo romantico dell'Ottocento fu tuttavia l'americano
Paul Charles Morphy. Imparò a giocare a scacchi dal padre all'età di dieci anni
ed a tredici riuscì a battere nientemeno che l'ungherese Löwenthal, che era
venuto negli Stati Uniti per un giro d'esibizione! Successivamente per un po'
di anni Morphy abbandonò il gioco agonistico, ma si tenne sempre informato sugli
esiti dei tornei e dei match in America e nel resto del mondo.
Fu proprio leggendo il resoconto The Chess Tournament di Staunton sul
Torneo di Londra del 1851 che nella mente del giocatore americano si fissò l'idea
che doveva sconfiggere il redattore del "The Chess Player's Chronicle" per essere
riconosciuto come scacchista di livello mondiale. Morphy riprese a giocare seriamente nel 1857, al Torneo di New York.
Lo vinse con uno stile di gioco così brillante che la sua fama giunse velocemente
oltreoceano. Non avendo più rivali in America, Morphy accettò l'invito di alcuni
mecenati europei e sbarcò a Liverpool nel 1858, con la grande speranza di potersi
battere con il celeberrimo Staunton.
Le sue aspettative andarono tuttavia deluse, poiché il giocatore inglese inventò
sempre mille scuse pur di non incontrarlo! Irritato da tale comportamento, Morphy
decise allora di recarsi a Parigi per giocare con i migliori scacchisti del
continente, e qui ebbe anche l'occasione di incontrare in un match il famoso
Anderssen, il vincitore del Torneo di Londra del 1851, ritenuto il più forte
giocatore di quegli anni. Le partite del match furono seguite con vivo interesse
su entrambe le sponde dell'oceano Atlantico e l'incontro finì con una vittoria
dell'americano con il punteggio di +7, =2, -2.
In Europa Morphy però si ammalò e fu costretto a rientrare in America. Qualche
anno più tardi comparvero i primi sintomi di instabilità psichica ed i medici
diagnosticarono in lui manie di persecuzione. Neppure due successivi viaggi
in Europa gli giovarono. Morì nel 1884 ucciso da una sincope.
Nonostante la stella di Morphy abbia brillato nel firmamento scacchistico per
breve tempo, di lui resterà nella storia lo stile di gioco brillante ed allo
stesso tempo innovativo. Pur mettendo in gran conto l'importanza della tattica
e dell'abilità di destreggiarsi fra le combinazioni, compare con Morphy un fattore
nuovo, ovvero la preminenza della rapidità dello sviluppo dei pezzi sulla scacchiera
durante la fase iniziale del gioco, concetto che si riallaccia ad uno dei temi
fondamentali dell'odierna strategia scacchistica: la costruzione di un'idea
di gioco fin dalle prime mosse della partita.