
Il match del secolo
Nato a Pietroburgo (ex
Leningrado) il 30 gennaio 1937, Boris Vasilievic Spassky si distinse subito come
un giovane dal gioco maturo e molto aggressivo. Fin dai primi anni di attività
agonistica ottenne notevoli successi, divenendo campione giovanile della sua
città nel 1952, Maestro nel 1953, campione mondiale juniores nel 1955 e nel
medesimo anno guadagnò pure il titolo di Grande Maestro.
L'anno successivo riuscì a conquistare un posto nel Torneo dei Candidati evidenziando
un brillante stile offensivo.
Tuttavia in questo periodo l'impreparazione psicologica
di Spassky fu un fattore negativo. Estremamente sensibile, il giocatore russo
spesso non riusciva a riprendersi dopo una sconfitta particolarmente importante,
finendo col danneggiare le sue prestazioni durante il proseguimento dei tornei.
Oltre a ciò bisogna aggiungere che Spassky non godette mai dell'appoggio del potente
apparato scacchistico sovietico, dato che si era sempre rifiutato di iscriversi
al Partito Comunista.
Nel 1963, conscio delle difficoltà, decise di cambiare
allenatore, passando sotto le cure di Bondarevskij. I risultati si fecero
immediatamente sentire. Dopo una meticolosa opera di ricostruzione psicologica,
Bondarevskij trasmise a Spassky nuova sicurezza e stabilità emotiva. Allo stesso
tempo l'allenatore riuscì a stemperare l'eccessiva tensione offensiva del suo
allievo portandolo verso uno stile di gioco maggiormente riflessivo e
duttile.
I miglioramenti ottenuti furono eclatanti. Nel medesimo anno
Spassky divenne campione dell'Unione Sovietica e si piazzò primo all'Interzonale
di Amsterdam del 1964 a pari merito con Smyslov, Tal e Larsen. E nel 1965, nei
match per il Torneo dei Candidati, eliminò uno dietro l'altro Keres (per 6 a 4),
Geller (5,5 a 2,5), ed infine Tal (7 a 4), guadagnando la possibilità di sfidare
il Campione del Mondo in carica, ovvero Petrosjan. Come si è già accennato
precedentemente, il primo assalto alla corona mondiale non ebbe successo, anche
se di stretta misura.
Negli anni giovanili una delusione come questa
avrebbe prostrato amaramente Spassky, ma stavolta le cose erano diverse. Grazie
all'insegnamento di Bondarevskij, trovò nuove energie. Nel successivo Torneo dei
Candidati sconfisse uno dietro l'altro giocatori come Geller, Larsen e Korcnoj e
nel 1969 si ripresentò davanti alla scacchiera di Petrosjan e lo sconfisse
esibendo un gioco incredibilmente eclettico.
Tuttavia anche il regno di
Spassky era destinato a durare poco. Tre anni dopo, nel 1972 dovette difendere
il suo titolo contro un uragano di nome Fischer e per il russo non ci fu niente
da fare. Il genio dello sfidante americano era superiore alle sue forze e
Spassky dovette abdicare, interrompendo in questo modo il lungo dominio della
scuola sovietica. Negli anni seguenti il giocatore russo, forse ormai
intimamente soddisfatto della sua carriera, non riuscì più a giocare agli stessi
livelli degli anni '60, pur navigando costantemente nelle zone alte della
classifica FIDE.
Mentre la scuola sovietica consolidava il suo primato,
negli Stati Uniti stava contemporaneamente maturando un grandissimo virtuoso
della scacchiera: Robert James Fischer, "Bobby" per gli amici. Nato a Chicago
nel 1943, Fischer dimostrò ancor giovanissimo il suo enorme talento. Dopo aver
imparato le regole del gioco dalla sorella Joan, apprese i primi rudimenti
scacchistici da uno stravagante maestro semiparalizzato, Mr. Collins, che seppe
infondere nel suo allievo una passione sconfinante nel fanatismo.
Nel
1957 vinse, ancor quattordicenne, una nutrita serie di campionati, fra cui
quello assoluto degli USA disputato a New York. L'anno seguente Fischer
conquistò pure il titolo di Grande Maestro, lasciando strabiliati gli esperti
per la sua precocità. Nel 1959 riuscì ad ottenere un posto nel Torneo dei
Candidati, giungendo quinto in classifica.
Comunque negli anni successivi la qualità di gioco dell'americano crebbe a vista
d'occhio, e così arrivarono pure i primi posti in prestigiosi tornei: nel 1960
vinse il Torneo di Mar del Plata (Argentina) e quello di Reykjavik (Islanda),
nel 1962 il Torneo Internazionale di Stoccolma (Svezia), nel 1967 il Torneo di
Monaco e quello di Skopje (Jugoslavia), nel 1968 il Torneo di Nathania (Israele)
e quello di Vinkovci (Jugoslavia). 
Nel 1970
vinse il Torneo della Pace di Rovigno-Zagabria senza perdere neanche una
partita, ripetendo l'impresa nello stesso anno al Torneo di Buenos Aires.
Infine, sempre nel 1970, si piazzò al primo posto nel Grande Torneo di Palma di
Maiorca davanti a 23 giocatori rappresentanti la crema dello scacchismo
mondiale.
Ormai Bobby Fischer si sentiva pronto per un'impresa più
grande, così nel 1971 si presentò determinatissimo per ottenere un posto al
Torneo dei Candidati. Superata agevolmente la fase iniziale, nei turni
eliminatori si sbarazzò con punteggi stupefacenti degli avversari che man mano
si presentavano di fronte alla sua scacchiera: 6 a 0 contro il sovietico
Tajmanov, 6 a 0 contro il danese Larsen, addirittura 6,5 a 2,5 contro l'ex
campione mondiale Petrosjan, ritenuto uno degli scacchisti più difficili da
battere.
Nel 1972, acquisito quindi il diritto a sfidare il campione
mondiale in carica, Fischer cominciò tuttavia ad alzare la posta del gioco
pretendendo per l'incontro con Spassky una cifra superiore a quella messa a
disposizione dagli organizzatori islandesi per i due contendenti, e tutto ciò a
match praticamente iniziato! Solo un ulteriore incentivo economico messo a
disposizione da un mecenate americano convinse finalmente Bobby Fischer a
prendere il primo volo per Reykjavik ed a sedersi di fronte a Boris
Spassky.
I capricci dell'estroso giocatore statunitense ebbero l'effetto
di attirare l'attenzione di tutti i mass media verso quello che venne definito
"il match del secolo", dato che a sfidarsi per la corona mondiale non erano
unicamente due fortissimi giocatori ma anche e soprattutto i rappresentanti
delle due maggiori superpotenze, gli USA e l'URSS.
L'incontro iniziò subito male per l'americano a causa
di una banale svista nella prima partita, che condusse Spassky sul punteggio di
1 a 0. Probabilmente innervosito da questa falsa partenza, Fischer prese a criticare
le condizioni di gioco nella sala del match, imponendo che gli spettatori sedessero
più lontano, che le telecamere venissero spente, eccetera.
Tutte queste bizze, unite al fatto
che Fischer non si presentò entro il tempo regolamentare per la ripresa
dell'incontro, costrinsero l'arbitro della FIDE ad assegnare la seconda partita
per forfait a Spassky, che dunque si portava senza troppa fatica sul 2 a 0.
Sembrava che ormai il match fosse finito, poiché il giocatore statunitense non
pareva proprio intenzionato a rimettersi di fronte alla scacchiera, quando una
telefonata del Presidente americano, con un appello esplicito all'amor di
patria, indusse Fischer a riprendere il match.
E partita dopo partita
divenne subito chiaro agli osservatori che Spassky avrebbe perso presto il suo
scettro. Difatti l'americano effettuò una rimonta travolgente e vinse il match
col punteggio di 12,5 a 8,5 (+6, =13, -4).
Purtroppo la vincita della
corona mondiale non calmò l'animo inquieto di Fischer, tutt'altro! Invitato nel
1975 a difendere il suo titolo, il giocatore americano tentò di imporre regole
chiaramente inique ed inaccettabili per il match, costringendo il presidente
della FIDE a squalificarlo e ad assegnare la corona mondiale al suo sfidante, il
sovietico Karpov. Negli anni successivi Fischer non partecipò ad alcuna
competizione ufficiale, privando quindi gli ammiratori del suo bel
gioco.
Se si esclude il discutibile match di rivincita giocato e vinto contro Spassky
nel 1992 in una Jugoslavia devastata dalla guerra civile, il giocatore statunitense
finora non ha dato segni di voler rientrare nell'arena scacchistica, anche se
ancor oggi non smette di autoproclamarsi "il vero Campione del Mondo".